venerdì 11 dicembre 2009

Utilizzi i video online per il tuo business? Conosci qual'è il miglior tipo di video per aumentare le vendite o far impennare il traffico sul tuo sito?
Scegliere quale tipo di video produrre dipende da come misuri il ritorno del tuo investimento di marketing. Tuttavia, mentre ogni tipo di video ha i suoi rischi e i suoi vantaggi, potete dare per scontato che il video avrà un grosso impatto sui vostri clienti e visitatori.
Dai un'occhiata veloce a queste due recenti statistiche:
• Nell'Aprile 2009, ComScore riporta che negli USA i navigatori hanno visualizzato oltre 16.8 miliardi di video online.
• In un recente sondaggio a dirigenti, oltre il 70% degli intervistati hanno sostenuto che i video possono aumentare la conoscenza dei loro brand.
Nonostante la popolarità dei video online però, non pensare che una bella clip sul tuo sito ti possa far diventare ricco o portarti tonnellate di visitatori. E' un pochino più complicato. Dovrai provare e sperimentare per raggiungere i risultati migliori per la tua situazione specifica, come per qualsiasi altro aspetto della tua strategia di business.
Per aiutarti a scegliere la migliore soluzione video per la tua azienda, i ragazzi di EyeView hanno pubblicato una guida per delineare ed esplorare i tre tipi di video più semplici che puoi utilizzare nel tuo business. Questi sono:
• Video Virali
• Video di Conversione
• Video Educativi
Come fai a sapere quale soluzione fa per te? Quale tipo di video ha maggiore successo?
Ecco tutti i dettagli:
I video virali differiscono in termini di posizionamento dagli altri tipi di video discussi in questo articolo. Essi danno il loro meglio quando sono posizionati su un altro sito rispetto a quello aziendale. I video virali sono fatti per la distribuzione e la promozione. L'obiettivo delle aziende è quello di embeddare il video all'interno di molti siti in modo da raggiungere più pubblico possibile. Questo non è sempre una cosa positiva.

Se l'obiettivo del tuo video di conversione è incrementare le conversioni, allora la metrica per misurare il successo potrebbe essere semplice. Se il numero o la percentuale delle tue conversioni aumenta, allora il video è stato un successo.
L'aumento della conversione può avere un impatto diretto sui guadagni della tua azienda, a seconda dell'obiettivo della conversione. Non c'è da stupirsi se sempre più aziende si stanno concentrando sui video di conversione come strumento più adatto per fornire loro un ritorno dell'investimento.
I video educativi probabilmente non appariranno nella tua homepage. Ci sono diversi motivi per inserire i video educativi nel tuo sito e, diversamente dai video virali e di conversione, essi possono aiutarti a raggiungere più obiettivi senza nulla togliere al successo del video. Ciò significa che il tuo video educativo non deve essere così strettamente focalizzato su un unico obiettivo.
E' più difficile promuovere i video educativi, rispetto ad altri tipi di video. E' molto meglio posizionarli e realizzarli in modo mirato sugli specifici clienti nelle diverse fasi di vendita.
I video educativi sono pensati per evitare la confusione nei consumatori e per fornire chiarezza. Se l'obiettivo dei tuoi video educativi è quello di diminuire il carico all'assistenza cliente, allora una sua netta riduzione è la migliore misura del loro successo.

I social media possono essere utilizzati per fare business? In che modo le aziende possono usare i social media per migliorare l'efficacia delle proprie iniziative di marketing e per aumentare le proprie vendite?
I social media stanno irrompendo nel mondo del business, ma capire come sfruttarli in modo ottimale rimane una delle sfide maggiori per chi fa marketing.
Se da un lato non esiste una formula segreta con la quale il tuo business possa beneficiare dei social media, dall'altro esistono numerosi esempi che evidenziano chiaramente la crescente rilevanza dell'utilizzo dei social media per aumentare le proprie opportunità di business:

• L'utilizzo dei social media sta crescendo rapidamente. eMarketer ha previsto che entro soli quattro anni più del 50% degli utenti di Internet saranno diventati visitatori abituali dei social media.
• I canali tradizionali di marketing sono diventati luoghi ingannevoli per la promozione del proprio prodotto. I consumatori sono sospettosi nei confronti del marketing e la rete di relazioni creata ad hoc per la vendita di un prodotto non è più efficace.
• I social media si focalizzano sulla partecipazione, sulla community e sull'autorevolezza. Il tuo approccio di marketing, in un'economia attenta, dovrebbe essere finalizzato alla creazione di una comunità di visitatori fedeli che fungano da "evangelisti" del tuo brand, desiderosi di diffondere la conoscenza della tua attività.
• I social media stanno emergendo come un indicatore attendibile delle performance pubblicitarie online.
"OK" - potresti dire - "Sto cominciando a capire il valore dei social media per il mio business, ma che tipologia di social media dovrebbe utilizzare la mia azienda?"
Linkedin e Facebook sembrano oggi il luogo d'incontro preferito degli uomini d'affari, mentre i blog sono le forme più popolari di social media che le organizzazioni stanno cominciando ad utilizzare.
Josh Gordon, consulente di marketing e presidente di Selling 2.0, ha preparato un report estremamente utile sui social media che fornisce interessanti spunti sull'utilizzo e l'adozione dei social media nel mondo delle aziende e degli affari.
Quattro servizi dominano l'utilizzo della rete e dei servizi di social media:
• LinkedIn (79.3% degli intervistati lo utilizza attualmente),
• Facebook (77.2% lo utilizza attualmente),
• Twitter (75.3% lo utilizza attualmente).
• I blog seguono a breve distanza, con il 68% delle aziende che li utilizza attualmente.
• Solo il 17.2% delle aziende utilizza MySpace per fare business.

Lo scorso 9 dicembre, all’interno del Search Engine Strategies 2009 di Chicago, si è svolta un’interessante sessione nella quale un gruppo di professionisti SEO hanno dibattuto quale sia la miglior soluzione tra campagne Pay Per Click (PPC) o azioni di ottimizzazione sui motori di ricerca (SEO).
Uno dei punti analizzati è il tasso di conversione del traffico ottenuto in base alla sua origine (PPC o traffico naturale generato dalle ricerche sui motori).
Dallo studio emerge che:
- Tasso di conversione: PPC batte nettamente SEO
- Valore medio dell’ordine: a favore del PPC
- Tempo medio passato sul sito: a favore del PPC

lunedì 7 dicembre 2009

Più "knowledge worker", le aziende apprezzano il lavoro creativo Il mercato attribuisce molta importanza all'aggiornamento.
Nell'arco della vita più frequenti i passaggi da un'azienda all'altra e in settori affini La crescita delle aziende e quindi lo sviluppo economico si basano in gran parte sui livelli di conoscenza dei singoli, è il richiamo più volte fatto dall'Europa
A causa dei continui mutamenti che interessano il mondo del lavoro assume crescente importanza la formazione permanente.
Lo studio e l'apprendimento sono diventati un diritto-dovere di tutti e per tutto l'arco della vita. A volte si tratta di corsi brevi, strutturati con orari e modalità compatibili con la vita dei lavoratori. "Dunque, è la formazione permanente il modello su cui puntare in una società in continua evoluzione, con una forte spinta al cambiamento in tutti i settori", lo dicono le università che rispondono a richieste sempre più urgenti di formazione. Sul fatto che la formazione sia utile sono tutti d' accordo. Ma che sia uno dei quattro pilastri su cui si basa lo sviluppo economico, e quindi anche la crescita delle aziende, appare meno ovvio. E' la tesi sostenuta da Gary Backer, premio Nobel per l'economia, il quale parla delle "quattro forze dell'economia, riassumibili nell'acronimo Mett: Markets, Education, Trade and Technology". Regola che vale per tutti i paesi sviluppati o emergenti, aziende grandi o piccole.
Un'altra cosa di cui tenere conto è che la società sta vivendo un'altra trasformazione, quella verso il lavoro creativo. Per "creative work" si intende una cultura del lavoro contrassegnata da responsabilità propria, adattabilità e creatività. Il "knowledge worker" sa che nell'arco della propria vita lavorerà per varie aziende e cercherà pertanto di rimanere sempre "concorrenziale". Attribuirà grande importanza alla formazione e al perfezionamento per essere sempre pronto a lavorare anche in altre aziende e settori affini. Il lavoratore creativo lavora in forma autonoma, come dipendente o a progetto. Il centro dell'attenzione è rappresentato dalla propria persona - con coinvolgimento dell'intera sua rete di rapporti sociali. È spinto dal piacere nel lavoro, dall'autorealizzazione e dal senso del suo operato. Per lui il lavoro è sinonimo di crescita individuale e rappresenta la strada verso l'ulteriore sviluppo. Quanto ai servizi si registra un sorprendente aumento degli operatori impegnati nelle attività di consulenza in ambito aziendale, fiscale, patrimoniale, sanitario, familiare, ambientale. L'aumento di questi servizi di consulenza dipende in parte anche dal mondo dell'economia che, per la sua crescente complessità, spinge le aziende a rivolgersi sempre più frequentemente a consulenti. Accanto al rapporto di lavoro subordinato, vi è anche la possibilità di affrontare il mercato del lavoro mettendosi in proprio. Un indubbio vantaggio è quello di essere indipendenti e di potere realizzare le proprie idee. D'altra parte non va trascurato il fatto che ci vuole coraggio per assumersi dei rischi e che, almeno temporaneamente, bisogna essere in grado di sopportare notevoli carichi di lavoro. Ci vuole quindi una valutazione particolarmente accurata per stabilire se si hanno i numeri per diventare "imprenditore".

Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici ha presentato a Milano l'Osservatorio Italia Digitale 2.0, realizzato da Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici in collaborazione con il Dipartimento per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e l'innovazione tecnologica.
Il focus dell'Osservatorio evidenzia la necessità di incrementare l'uso delle tecnologie online da parte di imprese e famiglie
e di trasformare la Rete da strumento di comunicazione a interfaccia fondamentale per l'erogazione di servizi interattivi ai cittadini e alle imprese. Questa esigenza nasce dal ritardo che ancora esiste in Italia nell'utilizzo di Internet per lo sviluppo di una Società dell'Informazione e della Conoscenza.

LA RETE È ABITATA DA MENO DEL 50% DEGLI ITALIANI
Solo il 47% della popolazione tra 15 e 74 anni (21,6 milioni nel 2008) accede
tramite internet ai servizi disponibili online; 1/3 delle aziende continua a non essere in rete, e tra le microimprese il tasso sale al 43%. L'utilizzo di internet mobile appare essere segmentato in due cluster principali: business users (imprenditori e dirigenti) e giovani (studenti).

I COMUNI: MOLTI CONTENUTI INFORMATIVI, POCHE PROCEDURE
INTERATTIVE
Tutti i Comuni sono informatizzati, accedono a internet (nella maggior parte dei casi
con collegamenti a banda larga) e in misura significativa (82%) hanno un sito web.
LE SCUOLE: LE TECNOLOGIE SONO ANCORA FUORI DALLA DIDATTICA
Pur presentando una dotazione tecnologica di base di buon livello (internet 98%,
banda larga 95%, sito 71% e intranet 67%) le scuole italiane sono ancora indietro nel
processo di implementazione dei servizi alle famiglie e agli studenti: il 100% dà
informazioni di carattere generale, ma solo il 2% consente pagamenti ed iscrizioni on
line.

LA SANITA': RISPARMI DEL 10% DELLA SPESA NAZIONALE CON L'USO DELLE
TECNOLOGIE ICT E DELLA TELEMEDICINA
Il mondo della sanità mostra livelli elevati di diffusione dell'Ict, più o meno per tutte le
principali piattaforme: internet 100%; banda larga 98%, sito 84%, intranet 81%,
cellulare 58% e sistemi di videocomunicazione 15%.

NASCE UN PROGETTO PAESE PER L'ITALIA DIGITALE
Occorre realizzare un Progetto Paese sistemico, che coinvolga domanda e offerta,
indirizzato a superare, progressivamente ma con tempi definiti, il ritardo digitale di tutte le componenti della società civile.

IL RUOLO DEI SERVIZI INNOVATIVI E TECNOLOGICI PER IL RILANCIO
DELL'ECONOMIA
Il Settore conta circa 1 milione di imprese e 2,5 milioni di addetti, con un volume di
affari di circa 350 miliardi di euro. Una crescita nell'ultimo quinquennio del 33% in
termini di investimenti, pari a circa 24 miliardi l'anno, e del 20% in termini di occupati.
La crisi economica che ha coinvolto finora circa 100mila addetti non impedisce a
questo settore di esplicare un importante effetto moltiplicatore, pari a 2,38, su tutto il
sistema economico italiano. Il valore aggiunto prodotto direttamente dai Servizi Innovativi e Tecnologici è pari al 13% del Pil, ma raggiunge il 30% se si valuta il contributo indiretto fornito agli altri settori dell'economia.

La crisi economica impatta profondamente sulla profittabilità degli operatori bancari: un deficit che può essere arginato e compensato solo attuando strategie orientate al miglioramento delle performance nel loro complesso. La variabile tempo è cruciale: occorre agire velocemente, per massimizzare i ricavi e nel contempo ridurre i costi facendo leva contemporaneamente su fattori quali conoscenza del cliente, semplificazione organizzativa e governo del rischio, multicanalità e revisione del modello operativo. Certo, questo richiede agli istituti di credito uno sforzo importante in termini sia di capacità di gestire il cambiamento, sia di allocazione di competenze specifiche e rare, sia di investimento, soprattutto se il cambiamento viene impostato e gestito in autonomia. Ma oggi la maggioranza delle banche, ad esclusione dei primi tre grandi gruppi, non è più in grado di sostenere questo tipo di investimenti, né di mantenere internamente tutte le competenze necessarie. Le banche di dimensioni piccole o medio piccole, banche locali e territoriali che contano al massimo 200-250 sportelli, si appoggiano ormai da tempo a partner a cui hanno affidato in outsourcing completo la loro infrastruttura informatica e in qualche caso i Back Office. Le realtà di dimensioni medie, invece, una decina di operatori con un numero di sportelli tra le 300 e le 1.000 unità, che in molti casi operano tutt’ oggi con IT e Back Office in autonomia, oggi possono cogliere l'opportunità di ripensare la propria organizzazione e il proprio modello operativo, e attivare un programma di performance improvement scegliendo la strada dell’outsourcing. L’outsourcing non solo necessariamente completo - ovvero di tutta la piattaforma IT e di tutti i Back Office - ma anche selettivo, che consenta cioè l'evoluzione progressiva dei sistemi già in uso, con la garanzia di un approccio graduale che possa confermare volta per volta alla banca la bontà delle scelte effettuate.

MOSCA HA IL SUO BILL GATES

Socio di Facebook, un miliardo di dollari investiti su Internet, progetta di fare profitti con i social network
La Russia ha il suo Bill Gates: Yuri Milner, moscovita di 47 anni, dopo aver semi monopolizzato il mercato Internet della Russia e dei paesi Baltici, è uno dei principali azionisti di Facebook: la sua Digital Sky Technologies (Dst) ha investito 300 milioni di dollari, e lavora per acquistare quote per ulteriori 100 milioni nel social network più importante al mondo (250 milioni di utenti al mese). La Dst è posseduta per un terzo dal miliardario uzbeco Alisher Usmanov, secondo "Forbes", uno dei 100 uomi ni più ricchi della Terra.

Così come avviene nell'economia reale, anche il mondo parallelo di Facebook - un universo che conta ormai 300 milioni di utenti registrati in tutto il mondo - sta iniziando a guardare a Est.

E’ Facebook stesso un potenziale mercato e da luogo di incontro tra amici o potenziali tali, da piattaforma che consente di ritrovare vecchie conoscenze andate perdute negli anni, si può trasformare in un'occasione per fare business. Questo accadrà in particolare quando verrà messo a punto un sistema di crediti per micropagamenti che permetterà un ulteriore passo avanti nell'introduzione di servizi a pagamento gestiti anche da operatori privati. Ma nell'attesa di poter trovare agenzie di viaggi o negozi che vendono online dalle pagine del social network, Facebook è già oggi un formidabile strumento di comunicazione e di promozione che, se ben sfruttato in ottica marketing, potrebbe consentire alle aziende di incrementare notevolmente i propri affari.

E' proprio il fatto che la comunicazione si diffonda in modo virale, grazie alle voci che raggiungono gli amici e gli amici degli amici, che i messaggi lanciati attraverso Facebook riescono ad avere il massimo impatto emotivo e comunicativo.
Sbagliano, dunque, quelle aziende e quegli enti che considerano Facebook come un nemico, timorosi che i propri dipendenti possano trascorrervi troppo tempo durante gli orari di lavoro, distraendosi e relegando in secondo piano le normali attività. E' un investimento sul futuro, che in molti casi è già presente.

martedì 27 ottobre 2009

Il Secolo XIX
22 ottobre '09

Una web­cam in chiesa riprenderà la funzione E per chi non ha internet la parrocchia garantisce volontari e chiavette wi­fi

STAZZANO (ALESSANDRIA). La messa adesso è anche on line. Sul web e in diretta, ma non dal Vaticano, bensì dalla piccola parrocchia di Stazzano. L'idea è del vulcanico don Paolo Padrini, l'ideatore del primo breviario per I­Phone che tanto successo ha riscosso tra chi desidera avvicinarsi alla fede, conciliandola però con la tecnologia. Visto che sempre meno fedeli «santificano la festa», partecipando alla messa domenicale, il giovane parroco tecnologico ha deciso di portare l'omelia dai fedeli, semplicemente «piazzando» una web cam in chiesa e garantendo il collegamento wi fi ogni domenica. Attraverso il portale web della Diocesi di Tortona, chi possiede un pc ed un collegamento internet può assistere all'omelia domenicale senza muoversi da casa. Un po' come i fedeli che, alla domenica, si sintonizzano sulle reti televisive per assistere al collegamento con Roma. Don Padrini, però, ha fatto anche di più. A chi non ha la connessione, ma soprattutto a chi, come gli anziani ed i malati (che hanno più difficoltà a muoversi), non ha dimestichezza con la tecnologia, il parroco porta addirittura il collegamento internet a domicilio, tramite «chiavetta» Usb . I volontari della parrocchia «montano» la connessione a casa dell'anziano. e poi si fermano un'oretta per assistere insieme all'omelia. Finita la messa, si toglie la chiavetta e il gioco è fatto. «La prima diretta sarà domenica prossima. Sul sito apparirà la "finestra" della tv e, cliccandoci sopra, si potrà vedere la messa. Quello che più ci piace di questa iniziativa - spiega don Padrini ­ non è tanto che rende possibile ascoltare la messa on­line, quando che avvicina la gente alla propria parrocchia. Non si perde, insomma, il senso di comunità e si mantiene un collegamento diretto tra parrocchiano e chiesa». Tecnicamente, è «un'operazione molto semplice, anche se costosa perchè abbiamo dovuto pagare l'abbonamento per un anno ad un gestore, visto che la zona non è collegata con wi­fi», spiega ancora il parroco. Ma la passione per teologia e tecnologia di Don Padrini non si ferma qui. E il prossimo passo sarà creare un vero e proprio sito con una web cam permanente. Il sogno di don Padrini è quello di un collegamento gratuito ad internet per tutti i parrocchiani. Ma su questo punto, neppure il «prete tecnologico» può far molto.

mercoledì 21 ottobre 2009

Il web 2.0 aiuta il business

Il Sole 24 Ore
19 ottobre '09

I vantaggi derivano soprattutto dall'innovazione di processi e prodotti

Antonio Dini
Tecnologia al servizio degli affari vuol dire anche innovare non solo i prodotti, ma pure i processi e addirittura i modelli di business. È quanto succede nel mondo del franchising.
Creato nella sua attuale forma negli anni 30, quando i moderni mezzi di trasporto, l'elettricità e le infrastrutture negli Stati Uniti consentirono di ampliare l'idea di affiliarsi a un modello di azienda già affermato, ora è sottoposto a una nuova ondata di innovazione.
A consentirlo è l'ubiquità dell'accesso alle reti di banda larga, il costo sempre minore delle dotazioni informatiche, la diffusione di complessi sistemi software di gestione e collaborazione a distanza. Tecnologie che stanno di nuovo rivoluzionando il modo di fare affari in franchising.
Il primo aspetto di novità, i software di Erp evoluto (Enterprise resource planning, pianificazione delle risorse d'impresa), consentono di estendere i confini dell'azienda e coinvolgere nella gestione del franchising anche i fornitori della casa madre.
La gestione del magazzino, degli approvvigionamenti e della performance complessiva del l'azienda e dei suoi franchisee è una vera rivoluzione, come spiega Sanjay Poonen, vicepresidente e general manager della divisione Enterprise performance management del colosso tedesco Sap: «Con l'aumentare della complessità e del numero dei soggetti in gioco le imprese più efficienti, che verranno premiate dal mercato, usano il software per automatizzare una serie di funzionalità, estendere i confini e quindi il controllo di performance, business intelligence e governance al di fuori dell'azienda propriamente detta, fornendo anche una rendicontazione più completa per gli stakeholder».
Ma non c'è solo questo nel futuro del franchising 2.0. Secondo il ricercatore americano Robert F. Jacobs, il franchising grazie alla tecnologia può evolvere anche nel settore della produzione industriale, in alternativa all'outsourcing o alla fornitura esterna, grazie a un più attento livello di certificazione e controllo.
Le moderne tecnologie di comunicazione attraverso la rete, con l'esempio lampante della videoconferenza, aprono nuovi scenari anche nell'aggiornamento del personale che lavora nei franchising. Sistemi di eLearning consentono infatti di portare ai massimi livelli la pratica di identificazione e aderenza al modello aziendale dei franchisee.
L'investimento è paragonabile a quello operato nel settore bancario, dove i grandi istituti di credito per mantenere un forte coordinamento sul territorio hanno speso per tempo in tecnologie di telecomunicazione e di formazione a distanza del personale delle filiali.
Una soluzione che proviene dalle nuove tecnologie è anche quella allo studio negli Stati Uniti, dove il franchising è una forma d'arte che copre circa il 4% delle attività commerciali nazionali (con un fatturato annuo di oltre mille miliardi di dollari).
La frontiera è quella di realizzare franchising tematici o verticali, consentendo a singoli rami d'attività di essere portati al di fuori dell'azienda, mantenendo gli altri nella proprietà diretta. Oppure coordinando strutture verticali e parallele (o addirittura "all'indietro") e centralizzando attività prima svolte in periferia dai franchisee.
«Solo utilizzando tecnologie molto sofisticate - spiega il ricercatore di Ibm Varshanti Krisnaon - si può raggiungere il livello di sofisticatezza necessaria per far funzionare in maniera economicamente conveniente queste soluzioni di business».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto: 3. Permettere la creazione di sistemi di eLearning per la formazione continua dei dipendenti dei punti vendita, in modo da rinforzare la cultura e il valore del franchising.

Foto: 1. Permettere la creazione di franchising in settori prima inediti, come la manifattura e produzione di beni, oltre a facilitarne la creazione nei settori tradizionali.

Foto: 6. Permettere l'outsourcing di alcune funzioni (anche di backoffice) che sarebbero in capo ai franchisee ma che ora invece possono essere centralizzate presso i franchisor, rendendo ancora più uniforme il modello.

Foto: 4. Facilitare le decisioni e la condivisione della conoscenza tra il gestore del franchising e i singoli negozi, semplificando le procedure di aggiornamento e garantendo una condivisione del controllo più efficace.

Foto: 2. Rendere più veloce e flessibile la catena dei negozi in franchising, permettendo la comunicazione just in time con la fabbrica e il magazzino centrale.

Foto: 7. Ampliare i confini geografici del franchising e permettere di frazionare le attività di franchising in sotto-settori, in differenti aree del mondo o del singolo paese.

Foto: 5. Rendere veloce l'apertura di nuovi franchising sia dal punto di vista delle dotazioni iniziali necessarie che da quello della gestione ordinaria e dei manuali.

sabato 17 ottobre 2009

Corriere.it
1 ottobre '09

Nel «Web squared» i servizi «2.0» entreranno in contatto con il mondo dei sensori intelligenti degli smartphone

MILANO - Cinque anni fa, il 5 ottobre 2004, a San Francisco si apriva il Web 2.0 Summit. Per la prima volta vennero riuniti sotto un'unica etichetta diversi servizi che stavano cambiando il volto del web, all'insegna dell'intelligenza collettiva e della partecipazione (Wikipedia, Digg, Amazon, etc). Di lì in poi è stato tutto un fiorire di applicazioni 2.0, tanto che «web 2.0» è diventato uno dei termini hi-tech più citati (e abusati) in assoluto, entrando così di diritto nei dizionari inglesi .

WEB AL QUADRATO - Cinque anni dopo, Tim O'Reilly, l'ideatore della fortunata definizione, torna ad annunciare l'arrivo di una nuova era: il «web al quadrato» (web squared). Il tutto grazie alla convergenza tra i servizi 2.0 e i sensori intelligenti posizionati sugli smartphone di nuova generazione. Dalle colonne di Forbes , O'Reilly spiega come le tecnologie di posizionamento (Gps, bussole elettroniche) e di registrazione (videocamere evolute) stiano portando il web ad uscire dallo spazio angusto dello schermo per incontrare la realtà. Potenziandola al quadrato.

REALTÀ AUMENTATA - «Se la prima generazione di applicazioni 2.0 si basava solo su ciò che gli utenti scrivevano sulla tastiera, ora i dispositivi mobili non richiedono nemmeno l'intervento umano. Hanno i loro occhi, orecchie e senso del tatto». O'Reilly fa l'esempio delle applicazioni per smartphone che vanno sotto il nome di « Realtà Aumentata ». È il caso di Wikitude: puntando la telecamera dell'iPhone difronte a noi ci dice cosa stiamo vedendo, aggiungendo informazioni estrapolate da Wikipedia. Altri servizi ci rivelano invece cosa non stiamo vedendo: le foto e i twit pubblicati da altri utenti nel luogo in cui ci troviamo. Si tratta di «ombre di informazione», dice O'Reilly, che fino ad ora restavano inaccessibili; oggi grazie ai servizi di Augmented Reality è possibile intercettarle e usarle a nostro favore.

INTERNET DELLE COSE - Tutto ciò servirà non solo per trovare la fermata della metropolitana più vicina o il ristorante consigliato dai nostri amici, ma anche per migliorare il mondo: le «smart grid» raccoglieranno informazioni in tempo reale per ottimizzare la distribuzione di energia. Anche grazie al combinato di sensori intelligenti (come le etichette Rfid posizionate su oggetti connesse alla rete) che stanno alla base di Internet delle cose . Nel frattempo nuovi business compaiono all'orizzonte: nella realtà al quadrato i cartelloni pubblicitari ci riconosceranno all'istante per offrirci consigli o sconti personalizzati. Come accade in tutte le rivoluzioni tecnologiche, insieme alle opportunità arriveranno anche molti problemi: chi gestirà tutti questi dati sulla nostra vita personale? Anche i rischi per la privacy aumenteranno al quadrato?

Il Sole 24 Ore
5 ottobre '09

La macchina utensile, alla base di ogni processo produttivo, realizza ricchezza reale

OGGI, IL VIA La cerimonia di inaugurazione si tiene, oggi, con inizio alle 10,30, in Sala Auditorium di Centro Congressi Stella Polare, presso Centro Servizi fieramilano. Intervengono Pier Luigi Streparava, commissario generale EMO MILANO 2009, Javier Eguren, presidente CECIMO, Michele Perini, presidente Fiera Milano, Giancarlo Losma, presidente UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, Umberto Vattani, presidente Istituto nazionale per il Commercio estero, Carlo Fidanza, membro del Parlamento europeo, Stefano Saglia, sottosegretario ministero Sviluppo economico, e Andrea Ronchi, ministro per le Politiche europee

EVENTI NELL'EVENTO Nell'ambito di EMO MILANO 2009 si tengono: ECTA CONFERENCE. I costruttori di utensili rappresentati da European Cutting Tool Association si incontrano per definire strategie adeguate a far fronte all'attuale situazione di mercato (mercoledì 7 ottobre). NEXT GENERATION PRODUCTION SYSTEMS' CONFERENCE. I partner del progetto di ricerca NEXT, finanziato da Commissione Europea nell'ambito del VI programma quadro, illustrano i risultati ottenuti in quattro anni di attività; di seguito, visita agli stand di NEXT (padiglione 14, stand 01) e dei partner che partecipano alla "mondiale" milanese. Organizzazione è a cura di CECIMO. (mercoledì 7 ottobre 2009, dalle 9.30 alle 14.00, sala Sagittarius). STATI GENERALI DELLA MECCANICA. FEDERMACCHINE. in collaborazione con ANIMA, CONFINDUSTRIA e Coordinamento della Meccanica Italiana, propone a industriali, accademici e rappresentanti delle istituzioni una occasione di incontro per delineare il quadro, aggiornato e esaustivo, della meccanica in Italia, affermarne il ruolo strategico per il futuro del paese e progettare interventi utili alla crescita dell'intero sistema (giovedì 8 ottobre, dalle 10.00 alle 13.30, sala Gemini).

IL MADE BY ITALIANS NELLA LEADERSHIP MONDIALE L'industria italiana della macchina utensile vanta competenze eccezionali, che ne fanno il "partner tecnologico" preferito da utilizzatori di tutto il mondo. Le graduatorie internazionali 2008 accreditano l'Italia del quarto posto per produzione e del terzo per esportazioni, i cui principali sbocchi sono Germania, Cina, USA, Francia, Russia, Spagna, Polonia, India, Brasile, Austria: mercati molto eterogenei, per livello di industrializzazione come per posizione geografica, a conferma della capacità dei costruttori italiani di rispondere, con precisione e puntualità, alle più specifiche esigenze di utilizzo. Al successo della macchina utensile italiana contribuisce l'attività di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, l'associazione, fondata nel 1945, cui, oggi, sono iscritte oltre 200 imprese, alle quali va ascritto almeno il 70% di produzione e esportazione settoriale. Supporto delle associate, interlocutore delle autorità politiche, degli istituti economici, degli enti commerciali (in Italia e all'estero), UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE è ambasciatore, in ogni parte del mondo, dell'offerta italiana, di cui è vetrina costantemente aggiornata UCIMU WEB (www.ucimu.it), che propone agli utilizzatori di tutto il mondo il catalogo (navigabile in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, cinese, russo e turco) delle imprese associate.

DALLE CONCESSIONARIE DEL MARCHIO UCIMU
Le qualità che cerca l'utilizzatore
Tra gli espositori di EMO MILANO 2009 è una folta rappresentanza di imprese concessionarie del marchio UCIMU, garanzia di affidabilità commerciale, solidità finanziaria, attenzione per la cura del cliente. Il marchio UCIMU è "segno distintivo", depositato a norma di legge, che contraddistingue le imprese associate a UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE in grado di dimostrare, attraverso esami approfonditi e severi, efficienza e organizzazione tecnica, tecnologica e commerciale allineate agli standard ISO 9000. Più specificamente, l'impresa concessionaria del marchio UCIMU deve disporre di adeguate strutture di progettazione, di produzione e di assistenza su ogni mercato di sbocco; strutture "comunicanti" tra loro e gestite in modo da produrre, secondo le regole della qualità, macchine e servizi conformi alle attese dell'utilizzatore. Il diritto al marchio UCIMU, che qualifica l'impresa (non il singolo prodotto), non ha per altro carattere definitivo: l'associazione conduce, infatti, verifiche periodiche cui sono alternativamente sottoposte tutte le imprese. La rigorosa applicazione di queste regole ha fatto del marchio UCIMU l'espressione di quella differenza che gli utilizzatori cercano in ogni rapporto commerciale. Testimonianza di affidabilità commerciale, solidità finanziaria e massima attenzione per sicurezza e funzione collaudo (caratteristiche aziendali che nessuno schema di certificazione considera contemporaneamente), il marchio UCIMU è destinato a diventare sempre più qualifi- cante. A far data 2008, infatti, ai valori consolidati si somma quello relativo alla "cura del cliente", monitorata attraverso la metodologia Key Performance Indexes: ciò significa che processi produttivi e organizzazione aziendale delle imprese concessionarie del marchio UCIMU vengono costantemente ottimizzati, non secondo astratti progetti evolutivi, ma in funzione delle reali esigenze degli utilizzatori.

TRA UN ANNO, È LA VOLTA DI 27.BI-MU
La nazionale campione del mondo
Da EMO MILANO 2009 a 27.BIMU, dalla "mondiale universale" alla "mondiale degli anni pari", il passo è breve: dal 5 al 9 ottobre 2010, fieramilano ospiterà, infatti, la ventisettesima edizione di BI-MU, che aggiornerà a una congiuntura economica (si spera) più favorevole l'offerta di macchine utensili a deformazione e asportazione, robot, automazione, tecnologie ausiliarie. 27.BI-MU sarà clou dell'evento che presenterà anche le più avanzate proposte di componentistica e lavorazioni strutturali, rassegne specialistiche delle più recenti soluzioni adottate per saldatura, assemblaggio e stampi, un fitto programma convegnistico e iniziative mirate a evidenziare le opportunità di impiego indirizzate ai giovani dal settore. Promossa da UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, 27.BI-MU è organizzata da EFIM-ENTE FIERE ITALIANE MACCHINE. L'autorevolezza con cui la manifestazione si fa interprete dell'evoluzione tecnologica del settore trova preciso riscontro nei dati di partecipazione a 26.BI-MU: 1.810 imprese presenti, 794 delle quali espressione di 31 paesi esteri; la superficie standistica ha superato i 72.000 metri quadrati; il valore delle circa 4.000 macchine, esposte lungo un fronte espositivo di 22 chilometri, è stato calcolato 400 milioni di euro. Capace di alternarsi con EMO nel dare continuità al confronto e incontro tra domanda e offerta di innovazione, BI-MU è, quindi, appuntamento irrinunciabile per i costruttori di tutti i segmenti settoriali interessati a proporre agli operatori dell'industria manifatturiera soluzioni tecniche sempre più avanzate.

Il Giorno
7 ottobre '09


Marco Pivato L'ERA DELLA COMUNICAZIONE digitale, quella delle fotocamere compatte e dei lettori mp3, degli scanner ottici e di Internet veloce, da ieri ha un riconoscimento storico ufficiale: il Nobel per la fisica 2009, andato al padre delle fibre ottiche Charles Kuen Kao, e agli inventori dei dispositivi Ccd - Charge-Coupled Device - Willard Sterling Boyle e George Elwood Smith. È un Nobel che va ai fondatori dell'epoca che stiamo vivendo e ai suoi status symbol. Tutto comincia negli anni Sessanta, quando l'ingegnere elettronico Charles Kao, laureato da poco, calcola come sia possibile trasmettere la luce su lunghe distanze utilizzando fibre di vetro. Non si tratta semplicemente di un grattacapo da cervelloni: la conduzione ottica concede una trasmissione di informazioni maggiore, più veloce e soprattutto più efficiente, e le fibre, una volta realizzate hanno rappresentato l'alternativa senza confronto ai fili di rame. Le fibre ottiche hanno permesso l'abbattimento dei costi dovuti alla dispersione e all'utilizzo di ripetitori nel campo elettrico, e recuperato spazio e peso in ogni campo dove sia necessario adoperare cablaggi. NEGLI ANNI SESSANTA nessuno avrebbe immaginato la portata di dati e informazioni che il mondo si scambia oggi attraverso internet e le telecomunicazioni. Senza le fibre ottiche l'evoluzione tecnologica e civile si sarebbe strozzata al collo di bottiglia della comunicazione vecchio stile, della comunicazione analogica. Il Nobel per la fisica 2009 è il riconoscimento alle teorie dei padri della cibernetica, che a metà del secolo scorso pronosticavano l'avvento di una 'Società dell'informazione'. Nelle teorie dei visionari dell'informazione i rapporti sociali ed economici, in futuro, si sarebbero fondati sullo scambio di dati immateriali, e la conoscenza sarebbe stata il bene di consumo che regola i nostri destini. PROPRIO come ipotizzavano matematici come Norbert Wiener e Claude Shannon negli anni Quaranta, poco alla volta, siamo entrati nella 'Società dell'informazione': la società dei Media, prima della telefonia poi dei Social-Network come Facebook e Twitter; la società in cui il privato cittadino, le pubbliche amministrazioni, imprese, banche e centri del sapere come le Università si dotano delle tecnologie basate sulle fibre ottiche per scambiarsi e tenere a memoria i dati HA VINTO la fisica sperimentale, come vuole la tradizione - tacita - dei Comitati di Svezia che un anno premiano il campo teorico e un anno quello sperimentale. E infatti è anche l'anno dei Ccd, i circuiti integrati di semiconduttori - che dividono il Nobel con Kao - progetto di Boyle e Smith che risale al 1969. Un Charge-Coupled Device permette di 'immagazzinare' informazioni sotto forma di carica elettrica. La conversione di un'informazione in segnale elettrico ha rivoluzionato anch'essa la comunicazione e la vita di chiunque viva oggi nel mondo industrializzato: dapprima ci ha avvicinato lo spazio profondo, aumentando l'efficienza delle fotografie in astronomia, poi ha ridimensionato lo spazio intorno a noi permettendo la diffusione delle videocamere e delle fotocamere digitali. «È stata premiata la fisica che affronta le grandi sfide culturali e scientifiche - ha dichiarato Roberto Petronzio, presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) - , la fisica dei concetti fondamentali applicata a settori di enorme impatto sociale».

La Stampa Web
9 ottobre '09

Dal 19 ottobre anche in Italia

Da lunedì 19 ottobre anche in Italia si potrà utilizzare Kindle, il popolare lettore «e-book» di Amazon, che finalmente esce dai confini Usa e sbarca nel resto del mondo al prezzo di circa 250 euro, spese comprese. La più grande libreria online punta così a mantenere il vantaggio su un crescente numero di concorrenti in previsione della stagione natalizia. E' una notizia attesa da tutti i fans dei libri in formato elettronico, che in Italia secondo l'Associazione italiana editori rappresentano lo 0,03 per cento del mercato perché finora erano disponibili solo modelli di marchi meno noti non collegati direttamente a negozi online dove acquistare libri.
«Sogno un Kindle con tutti i libri e giornali stampati del mondo, in circolazione o esauriti», ha detto l'altro ieri Jeff Bezos, il fondatore e numero uno di Amazon. Kindle International è già ordinabile online: il prezzo negli Usa è stato tagliato a 259 dollari, il secondo taglio di prezzi in quattro mesi, ma vanno aggiunti spese di spedizione (circa 20 dollari) e dazi doganali (oltre 70 dollari). Grazie a un accordo di At&t con i suoi partners di roaming nel mondo (in Italia potrebbero essere sia Tim che Vodafone) si potranno scaricare senza sovrapprezzo e in meno di un minuto libri e giornali fino a oggi in vendita solo negli Usa grazie a una scheda Sim 3G integrata che si collega ad Amazon via cellulare. Certo, la maggior parte dei libri disponibili saranno scritti in lingua inglese e il numero di titoli è inferiore (200 mila) a quello disponibile negli Usa (355 mila). Ma tra i giornali ci sarà anche La Stampa , che nella sua versione e-paper sviluppata dall'italiana Simplicissimus.it e presentata lo scorso maggio alla Fiera del Libro è già ottimizzata per i lettori e-book dell'europea iRex Technologies (Philips), con schermo più grande (8 pollici anziché i 6 del Kindle e del Sony Reader, quest'ultimo ancora non disponibile in Italia) e impaginazione personalizzata.
Il più grande difetto del Kindle è appunto il software proprietario, che non permette agli editori di scegliere l'impaginazione né ai lettori di copiare i file su altri supporti (per esempio il pc) o di prendere appunti, come invece si può fare su lettori che utilizzano software open source come iRex. Ma grazie alla sua fama il nuovo Kindle potrebbe avere successo e allargare tutto il mercato degli e-book. I libri costano in media 10 dollari (la metà del cartaceo) e gli abbonamenti ai quotidiani - di italiani oltre a La Stampa c'è Il Corriere della Sera - oscillano tra i 10 e i 15 dollari al mese. Bezos dichiara che ogni 100 libri cartacei venduti da Amazon, ormai quasi la metà sono sotto forma elettronica. E secondo Forrester Research nel 2009 si venderanno complessivamente 3 milioni di e-reader. «Finiremo per vender più libri in versione Kindle che in versione cartacea» pronostica Bezos. E se lo dice lui...

Il Sole 24 Ore
13 ottobre '09
Che succede alla posta elettronica? Dopo aver reso il fax un oggetto del passato, è a sua volta destinata a lasciare il passo a nuove forme di comunicazione? Secondo la Nielsen e il Wall Street Journal, tra gli abitanti di Usa, Australia, Brasile e dei principali paesi europei, tra agosto 2008 e agosto 2009 l'uso della mail è cresciuto del 21%, a 276,9 milioni di persone. Ma nello stesso periodo gli utenti di social network come Facebook, Twitter e altri sono cresciuti del 31% a 301,5 milioni. E dunque?
Certo, la vecchia posta elettronica è finita da un pezzo. L'email d'una decina d'anni fa, con musichetta e avviso «c'è posta per te», era l'essenza della comunicazione via internet, cristallina, cartesiana. Ma quei tempi si sono persi sotto la valanga di messaggi: lavoro, pubblicità, spam, virus... La mail è diventata un dovere, non più un piacere. E sono arrivati i social network: dove si può scegliere con chi si vuole corrispondere, modulare il modo di comunicare, lasciarsi immergere in un flusso continuo di messaggi oppure restare selettivi, scambiarsi al volo video e foto o semplicemente mandarsi una pacca sulla spalla.
C'è chi reagisce rifiutando Facebook al lavoro e chi pensa a Twitter come a una nuova intranet. L'eccesso di innovazione può confondere. E indubbiamente è quel che succede spesso online. Il nuovo si fa strada e riposiziona il vecchio, spesso senza annullarlo. Il fax è in fondo rimasto in vita per spedire messaggi dall'aspetto più ufficiale e permanente. E la mail appare destinata a restare più seria e costruttiva dei social network. In attesa della prossima tappa: Google Wave sembra mostrare una nuova incarnazione dell'antico problema di scambiarsi messaggi. E non sarà finita lì: perché si farà avanti un'esigenza ancor più sofisticata. Un luogo nel quale i profili delle persone non siano più affidati solo alla benevolenza delle piattaforme private (con servizio di comunicazione offerto in cambio di attenzione per la pubblicità) ma diventino uno standard pubblico, come l'indirizzo di casa. La velocità dell'innovazione può apparire eccessiva: ma è destinata ad aumentare ancora.

 

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