giovedì 11 febbraio 2010

Più volte ripeto, durante i corsi di formazione e nelle consulenze che quando ci apprestiamo a mettere su un sito, oppure ad aggiornarlo con il SEO in mente, bisogna scrivere per gli utenti e non per i motori di ricerca. Facciamo quindi un passo indietro, cercando di rendere questo fondamentale concetto il più chiaro possibile.

Sappiamo bene che i motori di ricerca, nella determinazione del Ranking di un sito web, usano degli algoritmi. Lo sappiamo bene perché la ricerca della comprensione del loro ragionamento graffia spesso la nostra mente e rappresenta probabilmente la nostra più grande sfida nel SEO. Il discorso inoltre è molto complesso perché possiamo benissimo affermare che se anche qualcuno di noi avesse visto un tale algoritmo, dovrebbe essere un genio della matematica per comprenderlo interamente. O comunque qualcosa che ci si avvicini molto. Questo aspetto comunque, è ciò che rende l’ottimizzazione di un sito per i motori di ricerca una sfida costante.

L’algoritmo del motore di ricerca stabilisce un criterio di valutazione in base al quale tutte le pagine web sono comparate per essere il più pertinenti possibili con la domanda che il navigatore fa al motore di ricerca. Questa valutazione base varia da motore a motore infatti Google, come sappiamo, ha più di 200 fattori che determinano il suo algoritmo, e sebbene possiamo capire alcune parti di esso, non c’è assolutamente modo di capire tutte le parti nella loro completezza. Soprattutto quando Google implementa una mezza dozzina di cambiamenti sull’algoritmo ogni settimana per cercare di assimilare i cambiamenti del modo di pensare delle persone e quindi di come esse effettuano le ricerche nel web. Questi cambiamenti possono riguardare aspetti minori, o maggiori; ma determinano il calcolo alla base del quale l’algoritmo viene continuamente aggiornato. Assodato ciò, quando vogliamo riorganizzare i nostri contenuti web e ottimizzarli per renderli appetibili ai motori di ricerca, dobbiamo tenere in mente alcuni elementi, tra cui, appunto, il più importante: “progettare il sito per le persone”.

Oltre alle cose che sappiamo su come ottimizzare i link, sia in entrata che in uscita (che appunto devono essere tematicamente correlati al contenuto e utili a chi visita il sito) dobbiamo fare caso anche ad altre cose che erroreamente potremmo giudiucare secondarie. Alcune advertising per esempio, nonostante oggi siano guidate e costruite da keywords, sono ancora lontane dall’essere tematicamente correlate al contenuto in alcuni siti web. Questo disorienterà l’utente e di conseguenza il crawler, a cui piacciono link che indirizzano verso pagine più specifiche e che completino le informazioni della pagina da cui il collegamento ipertestuale è partito. Non dimentichiamoci che in fondo, l’utente, è un cliente del crawler.

Abbiamo detto che l’algoritmo varia da motore di ricerca a motore di ricerca. Alcuni preferiscono una alta keywords density, altri danno molta importanza al contenuto e altri ancora, come Google, attribuisce fondamentale importanza ai link. Poi ci sono i meta tag, il cui valore, anche qui, può cambiare da motore di ricerca a motore di ricerca. Inoltre il più di essi combinano questi fattori in un modo che a noi è in buona parte sconosciuto.

Questo è il punto del nostro discorso.
Perché ciò sta a significare che se noi costruissimo, e riorganizzassimo i nostri siti per i motori di ricerca, prenderemmo parte ad un gioco che è come quello del gatto col topo, e saremmo costantemente impegnati nella ricerca di qualcosa che non conosciamo. Se invece noi avessimo in mente solamente gli utenti, costruissimo siti con l’obiettivo primario di soddisfare le richieste esplicite e implicite (perché il nostro lavoro è anche quello di cercare di individuare come il navigatore pensa) dell’utente, creassimo siti facili da navigare, e scrivessimo contenuti utili con una ramificazione di link ragionata e intelligente, rimarremo probabilmente a lungo nelle grazie del motore di ricerca.

Se ragioniamo in questi termini, non saremmo mai un passo indietro a loro. Anzi, forse saremmo, in qualche modo, anche un passo in avanti. Semplicemente perché l’obiettivo del motore di ricerca, è quello di fornire le informazioni più utili possibili agli utenti. Nella maniera in cui loro desiderano.

Ecco alcuni esempi di ECCELLENZA nella comunicazione e nel consolidamento del BRAND: Coca-Cola, Barilla, Martini, Ferrari, Google, etc. dove ormai è il marchio che determina le vendite e quindi il fatturato delle aziende di successo.

Le scelte vincenti di gran parte di questi BIG dell’industria e dei servizi possono essere riassunte nella loro predilizione di offrire un servizio e prodotto al cliente, cercando di focalizzare le proprie energie a disposizione del cliente.

Quindi il cliente diventa “RE” e va “servito/assistito” a 360 gradi, ascoltandolo e risolvendo i suoi problemi e preoccupazioni.

Quindi la struttura aziendale viene ribaltata (se confrontata coi soliti crismi imprenditoriali e industriali degli anni ‘60), si tratta in effetti di una piramide ribaltata:

* Clienti
* Personale di front-office
* Management
* Direzione generale e decisionale

Ma quando il cliente ha un “Valore” ?

Dipende soprattutto dal mercato, in un mercato monopolistico infatti il valore al cliente è bassissimo, mentre accresce il proprio peso specifico già in un mercato oligopolistico per divenire immenso nel mercato concorrenziale (o di concorrenza perfetta).

Qual’è il ruolo del front office?

Il front office, come rappresentato nella piramide rovesciata è il contatto diretto col cliente, quindi risulta in posizione cruciale e fondamentale per captare e gestire di primo acchito le esigenze del cliente.

Inoltre rende facile o difficile il lavoro al back-office (a chi deve produrre e decidere).

Il Brand guida inoltre il posizionamento e le serp. Non solo il brand forte "tira" dietro di sè anche il posizionamento di altri marchi minori. Per questo è importantissimo creare un marchio forte anche attraverso il web marketing, ma soprattutto attraverso la "cura" dei clienti.

Quanti vendono servizi di posizionamento garantito!
Vorrei effettivamente chiarire una volta per tutte questo cruccio ai clienti che approcciano alla SEO e ai relativi professionisti del settore.

Procediamo, come sempre con ordine:

1. NESSUNO, e dico nessuno, può avere la SICUREZZA di posizionare qualsiasi sito per qualsiasi parola chiave su Google & Co., difatti i motori di ricerca utilizzano algoritmi e metodi di ranking non dichiarati, per cui il posizionamento dipende da un calcolo matematico del quale non si conoscono tutti i fattori. Per assurdo, nemmeno un ingegnere di Google è in grado di GARANTIRE il risultato!
2. I servizi di posizionamento e SEO in generale sono rappresentati e semplificati in 3 steps: A) Ottimizzazione on-site; B) Aumento della popolarità online; C) Analisi statistica e webtracking per pianificare le varie attività dei punti precedenti in base ai risultati ottenuti.
3. tutte le forme di servizi di posizionamento, non sono altro che strategie commerciali di vendita del medesimo servizio, cioè tutte le operazioni atte a posizionare i siti web su Google. Le forme tipiche di vendita di questi servizi ai clienti, sono definite e sviluppate per rendere comprensibile e appetibile appunto al cliente stesso ciò che sta andando ad acquistare investendo in SEO, le forme più tipoche per fare ciò sono: consulenza seo, keywords advertising, keywords positioning, creazione pagine e contenuti ottimizzati ed infine posizionamento garantito.
4. I servizi di posizionamento garantito, sono effettivamente una garanzia per il cliente, non del RISULTATO, ma dell’impegno dell’azienda ad ottenerlo (in pratica si tratta di una forma di rassicurazione per il cliente di impegno costante dell’agenzia nel raggiungere i target di posizionamento definiti nell’accordo commerciale).
5. la nostra formula di GARANZIA, di DiversoCMI, è che nessuno ti viene a dire che sarai SICURAMENTE PRIMO, ma se il nostro lavoro non arriva a quei risultati, sarai TUTELATO e avrai la GARANZIA del nostro lavoro al fine di raggiungere l’obiettivo di posizionamento definito e coperto da garanzia

Bene, con questo spero di aver spiegato come funzionano alcuni servizi di posizionamento garantito, e non tutti!!!

Quindi mai generalizzare e soprattutto essere ipocriti, in primis con sé stessi e le proprie scelte professionali, ma anche nei confronti dei CLIENTI!

Si parla sempre più spesso di penalizzazioni e siti bannati dal motore di ricerca californiano. Facciamo un po’ di chiarezza.

Penalizzazioni e ban di Google
Molte persone non hanno ben chiara la differenza fra sito bannato e sito penalizzato. Inoltre da un po’ di tempo, un calo nelle Serp (risultati delle ricerche), viene immediatamente associato ad una penalizzazione: non è così e questo post spero delinei al meglio i due significati e come capire se il proprio sito è penalizzato o bannato.

Differenza fra penalizzazione e ban di un sito

PENALIZZAZIONE: il sito internet è presente almeno con una pagina all’interno degli indici di Google, ma viene “retrocesso” di posizioni all’interno delle SERP in cui prima appariva nei primi risultati (prime 2 pagine). In questi termini, vi sono varie forme di penalizzazione (-30 penality, -950 penality, etc.) e, solitamente, la maggior parte delle penalizzazioni sono scovate al 70% grazie agli algoritmi anti-spam e viene risolta (tolta) altrettanto frequentemente con modalità algoritmiche.
Solitamente le penalizzazioni avvengono quando si utilizzano tecniche spam (poco invasive e massicce) per falsare i risultati in SERP.
BAN: il sito viene completamente escluso dagli indici di Google (non è in alcun modo indicizzato, anche per ricerche contenenti il nome del dominio). Questa esclusione dagli indici avviene, più o meno, al 40% in modo algoritmico, ma più frequentemente è un’operazione manuale dovuta a segnalazioni che giungono ai quality rater che studiano i siti presenti fra i risultati di ricerca. Un sito può essere bannato per svariate motivazioni, elenco solo quelle più frequenti:
# Utilizzo di tecniche SPAM avanzate (cloaking, doorways page, etc.)
# Backlink ad un sito Bannato (se il sito linka un sito già bannato, è probabile il ban ricada anche sul sito contenente il link)
# Creazione di un network SPAM

Ora che abbiamo definito meglio i significati di penalizzazione e ban, vediamo come scoprire se un sito è vittima di queste due operazioni anti-spam eseguite da Google.

Come capire se un sito è penalizzato

Personalmente, procedo in questo modo:

1) effettuare una query (ricerca) in Google per il domionio (ad esclusione del “http://www.”) ad esempio per: “nomesito.it”. Se il sito non è presente nelle prime 5 posizioni, ci sono buone possibilità che il sito sia vittima di una penalizzazione;

2) per avere maggiori certezze, ripetere la query anche per il dominio con il “www.” ad esempio per: “www.nomesito.it” e si traggono le stesse conclusioni del punto precedente;

3) infine, per la prova del 9, basta ricercare anche il nome del dominio (sempre senza “http://www.”) più una parola chiave principale per la quale il sito è ottimizzato, ad esempio: “nomesito.it keyword principale”. Se il sito si presenta ancora in posizioni inferiori rispetto alle prime 5, la penalizzazione è “quasi” certa (può darsi che il sito internet non sia veramente penalizzato ma solo in una particolare fase di analisi da parte di Google).

Come capire se un sito è Bannato

Sempre in modo personale, io utilizzo queste semplici tecniche:

1) soluzione più semplice ed immediata: effettuare una ricerca col comando “site:” + il nome di dominio, ad esempio “site:www.nomesito.it”. Se non vi sono risultati trovati, allora la probabilità che il sito sia bannato è molto alta. Attenzione però, questo potrebbe anche solamente significare che il sito non è stato ancora indicizzato.

2) iscrivendo il sito al Webmastertool di Google, nell’homepage relativo al sito internet (dopo la verifica) è possibile vedere alcune indicazioni da parte del crawler di Google che indica chiaramente la motivazione del perchè il sito non sia presente negli indici.

Spero di aver fatto un pò di chiarezza a tutti coloro che controllano periodicamente le SERP ed i risultati dei propri siti internet in funzione del ranking raggiunto su Google.

La tipica espressione utilizzata da chi è a conoscenza di una preziosa informazione, mista tra segreto e pettegolezzo? “Un uccellino, mi ha detto…” Ora il buffo e minuto uccellino azzurro parla realmente nella rete!
Twitter è un sistema di comunicazione diretta che si basa sulla volontà di condividere con tutti i contatti ciò che si sta facendo in quel preciso istante e di conoscere, nel contempo, le news degli altri utenti.
Ogni messaggio impostato su Twitter deve avere la lunghezza massima di 140 caratteri, ma quale frase può essere più efficace di un “tweet” (cinguettare) altamente incisivo in cui la tendenza alla brevità si unisce al sarcarsmo o all’umorismo?
Twitter e posta elettronica hanno molto in comune: il cinguettare virtuale, se ben utilizzato, può essere un ottimo strumento per l’email marketing.
L’email ha un oggetto, Twitter ha un tweet.

Da qualche anno c’è un nuovo modo per pubblicizzare i propri servizi ai potenziali clienti, ovvero attraverso l’internet marketing. E, tra gli strumenti dell’internet marketing, uno di quelli che ha preso maggiormente piede è la pubblicità in PPC. L’acronimo PPC sta per Pay-Per-Click: una tecnica ormai famosa e collaudata di pubblicità su Internet. La pubblicità in PPC è conosciuta anche con i seguenti nomi: * Pay per placement * Pay per performance * Pay per ranking * Pay per position * Costo per click (CPC) Uno degli aspetti più interessanti delle campagne in PPC è che puoi raggiungere persone di tutto il mondo. La pubblicità online significa fare commercio a livello globale. Questa tecnica si utilizza nell’ambito del marketing sui motori di ricerca e per applicarla ti viene richiesto di pagare un costo ogni volta che qualcuno clicca su un annuncio online che porta al tuo sito (o al link che hai impostato). I tuoi annunci PPC vengono inseriti in automatico dentro le pagine che visualizzano i risultati ottenuti dai motori di ricerca come Google, Yahoo, MSN, etc.

Un video è la riproduzione del reale.. I soggetti del filmato sono identici a se stessi. Nessun cambiamento. Un astratto ricordo diventa oggetto tangibile.
Chiunque, con semplici mezzi, può realizzare e condividere un video: questa filosofia sta alla base di Youtube, lo strumento per la condivisione di video e filmati, nato nel 2005 e che possiede circa 20 milioni di visitatori mensili.
Un potenziale comunicativo del genere è un valido alleato dell’email marketing. Un video messaggio inserito in un’email attraverso un link e commentato con frasi ad hoc, costituisce uno strumento di comunicazione immediato ed efficace.

 

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